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11 giugno 2017

Novelle del Trapasso 2: Cammelli e Peccati

Ci fu un momento in cui Juan Ramón Bergara, ricchissimo uomo d'affari e devoto praticante, iniziò a sentirsi prossimo alla morte e fu dunque preso dall'angoscia profonda di non essere ammesso al Regno dei Cieli. Ossessionato dalla nota metafora del Vangelo secondo Matteo, fece portare nella propria camera da letto un cammello di piccola taglia e una serie di aghi di varie dimensioni e iniziò a valutare quali fossero le probabilità che il cammello passasse nella cruna di uno di essi. La sua idea era che, se fosse riuscito in quell'impresa, per logica conseguenza si sarebbe aperto per lui uno spiraglio di salvezza.
Tuttavia gli fu quasi subito chiaro che non vi era la minima possibilità che il cammello si mostrasse collaborativo, anzi la bestia iniziò a scagazzare ovunque rovinando irreparabilmente un prezioso tappeto Isfahan e un'ottomana Luigi XV. Spazientito e sfiduciato, il Signor Juan Ramón stava per prepararsi al peggio, quando ebbe una folgorazione, un'idea geniale che però aveva il pregio della semplicità e che si rivelò vincente: chiamò a sé il proprio notaio di fiducia e intestò i propri peccati a un cugino nullatenente di Almerìa. In questo modo, nel lasciare di lì a poco la vita terrena, dopo essersi assicurato l'appoggio di un paio di funzionari di medio livello dell'Aldilà con altrettante dosate regalie, ottenne rapidissimamente l'agognato lasciapassare.

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