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21 marzo 2019

Autobio 6: La Recensione

Era il 1985 ed ero fresco fresco di trasferimento in questa città. All’epoca Internet non c’era, quindi trovare un appartamento in affitto (anzi un “alloggio”, come si usava e si usa dire qui) significava comprare un adeguato numero di pubblicazioni cartacee dai titoli come “Secondamano”, “Portobello”, “Comprovendo” e poi attaccarsi al mitico Bigrigio Siemens S62, finché l’indice della mano destra, a lungo sollecitato nella rotazione del disco combinatore, iniziava a dolere.
Bigrigio Siemens S62

Le agenzie immobiliari anche allora la facevano da padrone, ma senza Internet non c’era modo di visionare le foto degli “alloggi” e scartare le topaie a priori. Quindi si cercava di capire quello che l’agente immobiliare voleva farti capire e poi appuntamenti su appuntamenti, quasi sempre insoddisfacenti.

Da giorni vedevo un annuncio appetitoso, ma sospetto, che parlava di un monolocale con angolo cottura e bagno, piccolo certamente, ma in una delle piazze monumentali del centro e perdipiù straordinariamente conveniente. Si trattava di un piano alto, il che faceva pensare a un attico con vista mozzafiato sui tetti cittadini, magari penalizzato da una lunga rampa di scale, inconveniente però tutto sommato accettabile per un giovane come io ero, a fronte della promessa di un’esistenza superbamente bohémien.

Contattata l’agenzia, non mi diedero però il consueto appuntamento con l’incaricato, ma mi suggerirono di passare direttamente da loro a ritirare le chiavi, fatto questo che avrebbe dovuto insospettirmi.

Munito di chiavi e di indicazioni precise, raggiunsi lo stabile, molto signorile, che mi impressionò subito per la bellezza monumentale dell’androne e delle scale marmoree. Le istruzioni dicevano sesto piano e c’era pure l’ascensore, cosa non sempre scontata in quegli anni. Cercai il pulsante del sesto, in cuor mio già sapendo che non ci sarebbe stato: le mansarde erano sempre raggiungibili dopo un’ulteriore rampa a piedi. Non trovai però nemmeno il pulsante del quinto e questo mi spiazzò per un momento. Salii dunque al quarto, affrontai l’attesa rampa che portava al quinto e mi guardai intorno contemplando la batteria di porte delle mansarde.
Poi vidi la scaletta.

Una specie di scala da pollaio, ripidissima, che saliva nel buio e che finiva davanti a una porticina. Aprii. La prima cosa che vidi fu il letto matrimoniale, abbastanza spazioso, ma conficcato sotto lo spiovente, al punto che, tra il cuscino e quest’ultimo, solo un dormiente dalla testa molto minuscola e capace di una assoluta immobilità avrebbe potuto sopravvivere. Identificai una ristretta area al centro della stanza, forse di 4 metri quadri, in cui una persona brevilinea avrebbe potuto assumere la posizione eretta. C’era anche una lavatrice, il cui oblò era però raggiungibile solo strisciando a terra.

A questo punto tutto era chiaro, ma decisi di dare ugualmente un’occhiata al bagno: tutt’altro che brutto, certamente sarebbe stato apprezzabile per una persona affetta da nanismo ipofisario.

Oggi siamo abituati a leggere le recensioni prima di comprare qualsiasi cosa, prima di prenotare alberghi, ristoranti, usiamo TripAdvisor, Booking, ed è una bella innovazione perché permette di mettere in guardia l’ignaro prossimo avventore ed evitargli di commettere il tuo stesso errore.

All’epoca Internet non c’era. Tuttavia una recensione sfavorevole qualcuno prima di me si era premurato di lasciarla: uno stronzo colossale ben piantato nella tazza, rigidissimo. Peccato che per leggere la recensione avessi dovuto andare lì di persona. Poi dice che si stava meglio una volta.

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