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11 giugno 2017

Autobio 2: Mangiaracina

Potevo avere sette-otto anni. Io e un gruppo di amichetti giocavamo spesso in una viuzza dietro casa, e su un lato di questa viuzza c'era un campetto abbandonato e semicoperto da erbacce. Noi per la verità di solito giocavamo a palla in uno spiazzo cementato adiacente perché il campetto era inutilizzabile per quello scopo. Tutt'al più un luogo dove nascondersi quando ci andava di giocare un po' a nascondino.
Un giorno arrivò un signore di mezza età, un tipo pelato e corpulento, dall'aria decisa. Ho ancora perfettamente nitido nelle orecchie il suo modo di parlare: un curioso italiano con cadenza veneta acquisita sovrapposta ad accento smaccatamente siciliano. Ci colpivano e ci facevano ridere quei fonemi inusuali, come certe 'tr' che diventavano 'c', o certi raddoppiamenti fono sintattici perfettamente leciti, ma ridicoli se combinati alla nenia tipica padovana. Diceva di essere l'avvocato Mangiaracina, che gli dispiaceva vederci giocare nello spiazzo di cemento quando il campetto adiacente sarebbe stato perfetto. Diceva che, se lo avessimo aiutato a togliere le erbacce, ci avrebbe pensato lui a mettere le porte e tutto il resto e che avrebbe volentieri giocato poi con noi.
Non ricordo esattamente quanto tempo passò, forse qualche settimana, poi un pomeriggio primaverile l'avvocato Mangiaracina arrivò con attrezzi da giardinaggio e c'erano anche altri signori, evidentemente anche loro desiderosi di costruire il campo di calcio.
Lavorammo di buona lena; noi bambini eravamo per lo più adibiti a riempire dei sacchi di iuta con gli sfalci che venivano accumulati in un grande mucchio. L'avvocato si dava da fare, in canottiera e calzoni da lavoro sembrava il Mussolini che trebbia nei filmati luce, ma forse sto semplicemente confondendo, nel ricordo epico, le due pelate.
Ricordo anche che, sul far della sera, sul campetto ora perfettamente liberato dalle erbacce, si giocò una partita di calcio. Era praticamente un'anteprima perché le porte non c'erano ancora. L'avvocato tirò due calci al pallone soffiando come una vaporiera, ma il tutto non durò granché: faceva buio e poi si era davvero stanchi. Ricordo che andai a dormire soddisfatto e, prima di addormentarmi, fantasticai non poco su come sarebbe stato bello giocare vere partite nei giorni a venire, con i pali della porta in legno, la rete, l'arbitro.
Qualche tempo dopo, trovammo però il campetto recintato da una rete metallica. C'erano anche degli operai che lavoravano alle fondamenta di quello che sembrava un edificio, chiedemmo spiegazioni, ma nessuno sembrava sapere cosa stessero costruendo proprio sul terreno di gioco.
Raramente vedemmo di lì in avanti l'avvocato Mangiaracina, perché di solito entrava e usciva con una macchinona dal garage della villetta, ma una volta, quando qualcuno cercò di dirgli che non si era comportato bene, lui si inalberò immediatamente: mandò via a malo modo il mio amico e lo guardò con occhi di fuoco, e la pelata lucida intimidiva davvero: sembrava Mussolini quando dichiara guerra agli ambasciatori di Francia e di Inghilterra.
Ma forse sto semplicemente confondendo nel ricordo epico le due pelate.

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