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25 marzo 2021

Naufragio

Quando fu il momento di abbandonare la grande nave, che iniziava lentamente ad affondare, si pose il problema di definire le priorità degli sbarchi. Inizialmente si decise che i naufraghi dovessero essere sbarcati secondo fasce di età decrescente e si iniziò dunque con gli ultraottantenni. Tuttavia fu subito chiaro che i marinai andavano a rilento nel calare nuove scialuppe in mare e che i vecchi stessi faticavano a raggiungere le imbarcazioni e a salirvi a bordo. 

Si decise dunque che, per accelerare le operazioni, fosse logico introdurre anche una seconda coda di priorità, stavolta riservata a precise categorie professionali: i giornalisti per esempio, dato che era estremamente importante documentare il naufragio. Oppure gli avvocati e i magistrati, poiché le indagini sul disastro avrebbero richiesto la loro presenza, e naturalmente i religiosi, perché si poteva prevedere che vi sarebbero state inevitabili perdite e dunque salme da benedire. Per tutte queste persone, meno anziane e dunque decisamente più agili rispetto agli ultraottantenni, si misero in mare scialuppe più snelle, ma dunque anche più scomode e instabili: ci scappò il primo morto: un avvocato marchigiano mise un piede in fallo e scivolò in acqua, rimanendo schiacciato tra la scialuppa e la murata della nave. 

La causa di questa morte fu del tutto accidentale, ma nondimeno si diffuse tra i passeggeri sul ponte una forte sfiducia riguardo la sicurezza delle scialuppe, tanto che molti dichiararono di non volervi più salire. In fondo la nave era grande e avrebbe certamente mantenuto un livello di galleggiamento sufficiente a non farla affondare, mentre, al contrario, quelle scomode e instabili scialuppe sarebbero finite alla deriva in balia delle onde e poi inghiottite dalle acque. 

Tra i più decisi a rimanere a bordo c'erano anche alcuni beninformati, secondo cui l'iceberg non era mai esistito. O comunque non era affatto entrato in collisione con la nave. Essi dicevano di aver appreso da fonti alternative che il capitano, in combutta con una compagnia navale concorrente, stava inscenando ad arte un finto naufragio dietro pagamento di una grossissima somma. E che qualcosa non tornasse avrebbe dovuto essere ovvio (almeno a chi come loro era ancora in grado di farsi delle domande) dal momento che la nave appariva sì inclinata su un fianco, ma non su entrambi. Secondo questi passeggeri, i quali dicevano sottovoce di temere per la propria incolumità personale a causa delle informazioni in loro possesso, quasi tutti i giornalisti a bordo, apparentemente affannati nel telegrafare agli organi di stampa di regime il resoconto di quanto stava accadendo, avevano in realtà un ruolo preciso nella messinscena, per una serie di ragioni che logicamente non si dovevano sapere. 

Il malcontento a bordo aumentava progressivamente: adesso i marinai impegnati nel salvataggio, che inizialmente erano stati accolti come eroi, venivano presi a male parole dalla maggior parte dei passeggeri, ormai quasi tutti decisi a non lasciare affatto la nave. Altri, pur non avendo alcuna esperienza di navigazione, pretendevano di insegnare ai marinai il modo più corretto di calare le scialuppe in mare. 

La nave intanto iniziò a inclinarsi in modo sempre più preoccupante, alcuni passeggeri piangevano e urlavano di terrore, ma c'era anche chi, sicuro della propria incolumità, li derideva fra sghignazzi e sonore pernacchie. Si pensò per un momento di far smettere l'orchestra, che in quel frangente continuava imperterrita a suonare motivetti allegri, ma poi si decise che la diretta televisiva dalla sala da ballo non poteva essere interrotta pena ingenti richieste di danni da parte dello sponsor. 

E fu a quel punto che la nave fu inghiottita definitivamente, all'arrivo della quarta, immensa e terrificante ondata.